Una partita a scacchi.
Di quelle serie però, di quelle giocate dai grandi campioni dotati di una mente tale da prevedere in anticipo le mosse dell'avversario; con la sola (?) differenza che pedoni, alfieri, torri, cavalli e regine sono degli esseri umani, manovrati (e sacrificati) abilmente dai 2 re.
La scacchiera? Una Tokyo che presto sta stretta, spostando la partita su scala globale.
Il mezzo? Da un lato la tecnologia della polizia giapponese e di un geniale investigatore, dall'altro il Death Note.
Beh, presentiamo i pezzi disposti su questa scacchiera, allora.
I pedoni. I pedoni degli scacchi sono anonimi, tutti uguali e limitati nei movimenti. Nella partita di Death Note invece devono avere un nome: "The human whose name is written in this note shall die". Quelli bianchi sono quelli a disposizione della polizia, quelli neri del possessore del Death Note... poi ce ne sono altri che non c'entrano con la partita: c'è un brusio continuo di pedoni che scompaiono, per tutta la storia.
Alfieri, torri, cavalli, regine. Entrambi i giocatori hanno dei pedoni un po' più importanti - non si può definirli diversamente - che scelgono di muovere con maggior libertà e che sono a conoscenza di parte della strategia.
Re. Imbrigliati nelle maglie tessute dall'avversario, i due re mandano avanti tutti gli altri pezzi secondo uno schema di anticipazioni e mosse preparatorie che è il vero nucleo della storia.
- Il re bianco è L (proprio la lettera), o Riuzaki (nome fittizio). Di lui non si sa nulla se non quello che mostra di sè: un ragazzo indubbiamente strano, pieno di tic e con la passione per i dolci. Un ragazzo prodigio che in varie occasioni aveva aiutato la polizia a risolvere casi intricatissimi e che ora è chiamato a capire e fermare il serial killer che sta uccidendo a suon di attacchi cardiaci i criminali ("If the cause of death is not specified, the person will simply die of a heart attack").
- Il re nero è Light Yagami. Light è Kira, colui che, spinto da un deviato (o no?) senso di giustizia, sceglie di usare il Death Note per punire. Kira raccoglierà numerosi fan (saranno loro a dargli questo nome, "killer" pronunciato dai giapponesi), ma non manca chi lo avversa, in primis suo padre, il capo della polizia di Tokyo.
Gli shinigami. Eh? Su una scacchiera? Beh, sono un po' gli spettatori, un po' gli organizzatori dello spettacolo: sono gli dei della morte, naturali possessori dei Death Note coi quali dovrebbero gestire vita e morte degli esseri umani dal loro mondo... Non è bello da dire, ma tutto questo gran casino tra L e Kira è causato dalla noia mortale di uno di loro, Riuuk, che lascia cadere sulla Terra un Death Note che gli avanzava.
Dire i nomi di tutti gli altri ci interessa poco, ve l'assicuro. Una volta che siamo entrati nell'ottica che sono tutti pedine nelle mani dei due giocatori di loro poco ci fregherà (anche se, chiaramente, la storia ce li propone egregiamente, con le loro speranze e le loro paure, i loro desideri e le loro aspirazioni...)
Le regole, infine, sono quelle dettate dal Death Note.
Della storia non si può dire veramente di più. Immagino sia chiaro che non è possibile raccontare oltre senza togliervi la possibilità di capire autonomamente i perchè delle mosse dei due giocatori.
Posso dirvi che avete 3 possibilità di scoprirla: manga, anime e film.
I 12 numeri del manga e le 37 puntate dell'anime viaggiano sulla stessa lunghezza, le differenze sono minime (a quanto ho potuto al momento riscontrare). C'è da dire che entrambi si spostano oltre la storia che vi ho accennato: nell'anime dalla puntata 27 inizia una seconda partita a scacchi, a dire il vero meno intensa della prima...
Col film (inevitabilemente) le differenze sono notevoli. Coi film, anzi: Death Note e Death Note - The last name. La storia si ferma alla "prima partita" tra L e Kira e la necessità di far stare tutto in 4 ore causa cambiamenti nella trama, tanto che si può dire che anime/manga e film arrivano allo stesso finale ma per due strade diverse, sovrapponendosi solo in alcuni passaggi chiave.
Sono modifiche intelligenti, non raffazzonate, ma che causano un appiattimento emotivo nella storia: l'anime e il manga sono caotici, neanche i protagonisti spesso hanno le idee chiare (sono pur sempre esseri umani) e la confusione aumenta tra la gente comune (spaccata in due tra un senso di giustizia sano ma inerme e uno malato ma efficace), è tutto meno orchestrato, insomma, ma la possibilità di avere più spazio (in tankoubon e puntate) permette di spiegare comunque gli eventi. Nel film invece la trama tessuta da L e Kira fila liscia fino alla conclusione, intrecciandosi perfettamente a formare un quadro geniale.
C'è solo un'ultima cosa da dire: il manga è stato presentato come uno dei rari successi in cui il protagonista è cattivo. Beh, Light/Kira magari non è cattivo, a voi decidere... ma certamente non è normale: la sua fortissima e controversa personalità deve aver spinto gli sceneggiatori del film a ridimensionarlo, almeno all'inizio: nel film infatti Light è uno studente di legge con un forte senso di giustizia e fiducia nella polizia, ma che dopo aver assistito a una palese ingiustizia rimasta impunita ottiene da Ryuuk il Death Note e diventa (seppur con qualche iniziale esitazione) un dio punitore. Nel manga/anime invece queste sue velleità divineggianti sono manifeste da subito e le esitazioni ridotte a zero: Light accetta una forza assoluta e divina certo di essere la persona giusta per applicare la vera giustizia. Chissà, magari presentare sullo schermo un'anima umana così nera ha messo paura agli sceneggiatori... E' infatti inevitabile che chiunque abbia visto questa storia, a un certo momento (per ognuno diverso) abbia pensato che forse Kira tutti i torti non li ha...
Di quelle serie però, di quelle giocate dai grandi campioni dotati di una mente tale da prevedere in anticipo le mosse dell'avversario; con la sola (?) differenza che pedoni, alfieri, torri, cavalli e regine sono degli esseri umani, manovrati (e sacrificati) abilmente dai 2 re.
La scacchiera? Una Tokyo che presto sta stretta, spostando la partita su scala globale.
Il mezzo? Da un lato la tecnologia della polizia giapponese e di un geniale investigatore, dall'altro il Death Note.
Beh, presentiamo i pezzi disposti su questa scacchiera, allora.
I pedoni. I pedoni degli scacchi sono anonimi, tutti uguali e limitati nei movimenti. Nella partita di Death Note invece devono avere un nome: "The human whose name is written in this note shall die". Quelli bianchi sono quelli a disposizione della polizia, quelli neri del possessore del Death Note... poi ce ne sono altri che non c'entrano con la partita: c'è un brusio continuo di pedoni che scompaiono, per tutta la storia.
Alfieri, torri, cavalli, regine. Entrambi i giocatori hanno dei pedoni un po' più importanti - non si può definirli diversamente - che scelgono di muovere con maggior libertà e che sono a conoscenza di parte della strategia.
Re. Imbrigliati nelle maglie tessute dall'avversario, i due re mandano avanti tutti gli altri pezzi secondo uno schema di anticipazioni e mosse preparatorie che è il vero nucleo della storia.
- Il re bianco è L (proprio la lettera), o Riuzaki (nome fittizio). Di lui non si sa nulla se non quello che mostra di sè: un ragazzo indubbiamente strano, pieno di tic e con la passione per i dolci. Un ragazzo prodigio che in varie occasioni aveva aiutato la polizia a risolvere casi intricatissimi e che ora è chiamato a capire e fermare il serial killer che sta uccidendo a suon di attacchi cardiaci i criminali ("If the cause of death is not specified, the person will simply die of a heart attack").
- Il re nero è Light Yagami. Light è Kira, colui che, spinto da un deviato (o no?) senso di giustizia, sceglie di usare il Death Note per punire. Kira raccoglierà numerosi fan (saranno loro a dargli questo nome, "killer" pronunciato dai giapponesi), ma non manca chi lo avversa, in primis suo padre, il capo della polizia di Tokyo.
Gli shinigami. Eh? Su una scacchiera? Beh, sono un po' gli spettatori, un po' gli organizzatori dello spettacolo: sono gli dei della morte, naturali possessori dei Death Note coi quali dovrebbero gestire vita e morte degli esseri umani dal loro mondo... Non è bello da dire, ma tutto questo gran casino tra L e Kira è causato dalla noia mortale di uno di loro, Riuuk, che lascia cadere sulla Terra un Death Note che gli avanzava.
Dire i nomi di tutti gli altri ci interessa poco, ve l'assicuro. Una volta che siamo entrati nell'ottica che sono tutti pedine nelle mani dei due giocatori di loro poco ci fregherà (anche se, chiaramente, la storia ce li propone egregiamente, con le loro speranze e le loro paure, i loro desideri e le loro aspirazioni...)
Le regole, infine, sono quelle dettate dal Death Note.
Della storia non si può dire veramente di più. Immagino sia chiaro che non è possibile raccontare oltre senza togliervi la possibilità di capire autonomamente i perchè delle mosse dei due giocatori.
Posso dirvi che avete 3 possibilità di scoprirla: manga, anime e film.
I 12 numeri del manga e le 37 puntate dell'anime viaggiano sulla stessa lunghezza, le differenze sono minime (a quanto ho potuto al momento riscontrare). C'è da dire che entrambi si spostano oltre la storia che vi ho accennato: nell'anime dalla puntata 27 inizia una seconda partita a scacchi, a dire il vero meno intensa della prima...
Col film (inevitabilemente) le differenze sono notevoli. Coi film, anzi: Death Note e Death Note - The last name. La storia si ferma alla "prima partita" tra L e Kira e la necessità di far stare tutto in 4 ore causa cambiamenti nella trama, tanto che si può dire che anime/manga e film arrivano allo stesso finale ma per due strade diverse, sovrapponendosi solo in alcuni passaggi chiave.
Sono modifiche intelligenti, non raffazzonate, ma che causano un appiattimento emotivo nella storia: l'anime e il manga sono caotici, neanche i protagonisti spesso hanno le idee chiare (sono pur sempre esseri umani) e la confusione aumenta tra la gente comune (spaccata in due tra un senso di giustizia sano ma inerme e uno malato ma efficace), è tutto meno orchestrato, insomma, ma la possibilità di avere più spazio (in tankoubon e puntate) permette di spiegare comunque gli eventi. Nel film invece la trama tessuta da L e Kira fila liscia fino alla conclusione, intrecciandosi perfettamente a formare un quadro geniale.
C'è solo un'ultima cosa da dire: il manga è stato presentato come uno dei rari successi in cui il protagonista è cattivo. Beh, Light/Kira magari non è cattivo, a voi decidere... ma certamente non è normale: la sua fortissima e controversa personalità deve aver spinto gli sceneggiatori del film a ridimensionarlo, almeno all'inizio: nel film infatti Light è uno studente di legge con un forte senso di giustizia e fiducia nella polizia, ma che dopo aver assistito a una palese ingiustizia rimasta impunita ottiene da Ryuuk il Death Note e diventa (seppur con qualche iniziale esitazione) un dio punitore. Nel manga/anime invece queste sue velleità divineggianti sono manifeste da subito e le esitazioni ridotte a zero: Light accetta una forza assoluta e divina certo di essere la persona giusta per applicare la vera giustizia. Chissà, magari presentare sullo schermo un'anima umana così nera ha messo paura agli sceneggiatori... E' infatti inevitabile che chiunque abbia visto questa storia, a un certo momento (per ognuno diverso) abbia pensato che forse Kira tutti i torti non li ha...