8 maggio 2007

Frank Miller


Disegnatore, inchiostratore, scrittore, sceneggiatore, regista e anche qualche cameo come attore. Un talento dalle mille sfaccettature, Frank Miller di prepotenza si è guadagnato il titolo di autore di fumetti contemporaneo più conosciuto al mondo (rivaleggiato solo da Alan Moore), grazie soprattutto alle trasposizioni su pellicola dei suoi lavori, che lo hanno reso popolare anche a gente che di fumetti non sa nulla. Essendo uno che ha sempre subito sfottò a non finire, a causa della sua passione per gli eroi disegnati, a detta di tutti una passione che si addice più ai bambini che ad un adulto, il mio primo articolo non poteva riguardare altri che non fossero lui, che ha contribuito come pochi alla rivalutazione del fumetto come forma di arte rivolta ad un pubblico più maturo. Esaminando i suoi lavori si nota una notevole diversità, sia nella tecnica di narrazione, sia nei disegni, adattandosi di volta in volta alla storia che vanno a raccontare, rimangono invece comuni certi aspetti come le ambientazioni noir e il risalto di alcuni valori come l'onore e l'eroismo, nonostante l'ambiguità morale degli "eroi". Proverò a spendere qualche parola per ognuno dei suoi lavori più famosi,ossia Daredevil, Batman, Sin City,300 e Ronin

L’ascesa
Il giovane Frank, da sempre appassionato di fumetti, e deciso a lavorare in questo ambiente nonostante i continui inviti a lasciar perdere del suo mentore Neal Adams, dopo qualche lavoretto qua e là viene accolto da Mamma Marvel ed ingaggiato per disegnare i numeri 27 e 28 di Spectacular Spider-man. Proprio in quei numeri farà l'incontro con un personaggio che cambierà la vita di entrambi: Daredevil.
Il caso vuole che proprio in quel periodo il disegnatore della testata di Daredevil dà le dimissioni. Miller, innamorato di questo personaggio, coglie la palla al volo e si offre per il posto che, grazie anche al buon lavoro svolto nei due numeri di Spectacular, alla fine gli viene assegnato. Fino a quel momento Daredevil era un personaggio di serie B, l'Uomo-Ragno dei poveri, con una testata tutta sua ma seguita da pochissimi fan e con pubblicazione bi-mensile. L'arrivo di Miller cambierà tutto. Usando il suo tocco noir e fondendolo con il mondo supereroistico, trasforma l'eroe in un personaggio dark, cupo, ambiguo e riesce ad ottenere critiche esaltanti, ad attirare sempre più lettori e a portare alla mensilità la cadenza del fumetto. La linea ascendente intrapresa si impenna ulteriormente quando oltre ai disegni, comincia ad occuparsi anche della scrittura. Le influenze orientali si fanno notare, e dalle sue matite nasce Elektra, la letale ninja greca amatissima dal pubblico tanto da avere in seguito in una propria testata (e molte miniserie scritte da lo stesso Miller negli anni a venire) e recentemente un film dedicato a lei. Inoltre prende in prestito Kingpin dalla gamma dei nemici dell’ Uomo-Ragno e, dandogli un’aura di rispettabilità e consistenza che mai aveva avuto fino ad ora, lo trasforma nella nemesi di Deredevil. Pochi numeri dopo,da un duro colpo ai lettori decidendo di eliminare Elektra, diventata oramai un personaggio fondamentale nella vita di Matt Murdock. Bullseye la uccide nel peggiore dei modi in una delle mie tavole preferite, trafiggendola con un sai e mascherando alla censura un agghiacciante omicidio-stupro. Quando Miller abbandona la testata, Daredevil svolazza nelle prime posizioni del botteghino fumettistico e, tenendo conto che solo qualche anno prima era prossima alla chiusura è facile immaginare che Miller era ormai considerato un re Mida del fumetto.
Qualche numero dopo torna per scrivere Born again, una delle migliori storie mai scritte, non solo per questo personaggio, ma nell’ intero mondo supereroistico, dove si conosce la vita di Matt Murdock (il vero nome di Daredevil) ridotta in frantumi e lui portato sull’orlo della follia dalle macchinazioni di un Kingpin più malvagio che mai. Ad occuparsi del suo eroe preferito tornerà dopo molti anni, scrivendo una miniserie (stavolta non si troverà lui alle matite) che ridefinisce il background e i dettagli delle sue origini, Daredevil: The man without fear. Usando il suo stile dark, cupo ed introspettivo e concentrandosi su Matt Murdock piuttosto che sul suo alter ego diabolico, sposta le sue origini su un piano totalmente diverso da quello narrato dal suo creatore, Stan Lee.

La consacrazione
Il prossimo eroe a beneficiare del tocco d'oro del Re Mida dei fumetti è Batman. Miller scrive una miniserie di quattro volumi destinata a cambiare radicalmente sia Batman che l'industria dei fumetti in generale, ridirezionandola verso un pubblico più adulto.Apre un nuovo capitolo nella storia dei fumetti, nel quale il lato più oscuro dell'umanità non viene nascosto, ma evidenziato. Trasforma l'eroe in un antieroe pronto a tutto, lo immerge nelle solite atmosfere dark da lui tanto amate e gli dà uno spessore che era andato perso da quando era approdato in Tv con la sua serie piena di "POW!" e "KABOOM!" che ha fatto associare a Batman un'aria scanzonata e comica molto difficile da far dimenticare. Miller ci è riuscito con un unica miniserie. In Batman: The Dark knight Returns introduce innovazioni sia a livello di tecniche di narrazione, dando un tocco cinematografico alle sue tavole tramite la suddivisione in molti piccoli frame (a volte si ha la sensazione di vedere le immagini al rallenty), sia di contenuti, mischiando abilmente cazzotti, politica e mass media. La storia parla di un Bruce Wayne ormai sulla 50ina, ritirato da 10 anni che decide di reindossare i panni di Batman, per far fronte ad una nuova banda di ragazzi che hanno portato il caos a Gotham City: i Mutanti. Un ruolo fondamentale nella vicenda avrà anche Superman,ridotto ad un semplice burattino nelle mani del governo che inevitabilmente lo portarà di fronte ad uno scontro epico con il fuorilegge Batman. La graphic novel raggiunge subito i vertici delle classifiche delle vendite (tanto che 20 anni dalla sua prima pubblicazione viene ancora stampato) ottenendo ovunque critiche esaltanti, e Miller dimostra di essere il Re Mida dei fumetti per la seconda volta.
L'anno dopo la pubblicazione di DKR scrive tre numeri della serie regolare di Batman, una storia con il titolo Batman:Year One dove come per il diavolo rosso (anzi, proprio il contrario visto che Year One è antecedente a Man without fear) riscrive le origini del pipistrello aggiungendo molti nuovi dettagli, raccontando la storia non solo dal punto di vista di Batman, ma anche del commissario Gordon. I due hanno uno scopo comune anche se percorrono strade diverse, e proprio su questa diversità Miller basa il suo racconto, cogliendo l'occasione per fare parallelismi ed analisi psicologica dei due personaggi.
L'ultima accoppiata Miller/Batman è stata nel seguito di DKR, Batman:The Dark Knight Strikes Back, che non ha ottenuto il successo del originale ma che non posso commentare non avendolo ancora letto (mea culpa).

Omicidi in bianco e nero
Quando il giovane Frank muoveva i suoi primi passi come disegnatore e mostrava i suoi disegni, nella speranza di essere assunto da qualche casa editrice, puntualmente gli veniva sbattuta la porta davanti, dopo avergli riso in faccia. In seguito a parecchi tentativi falliti, Miller ha capito che la causa del suo fallimento era il tema comune di tutti i suoi disegni: Uomini con impermeabili, cappelli e pistole che guidavano vecchie macchine e frequentavano bionde donne fatali... Per aver successo nel suo mestiere, deve così imparare a disegnare muscoli e tute aderenti. Anni dopo, artista ormai famoso e in cerca più di soddisfazioni personali che di vendite stratosferiche, decide che è giunta l'ora di tornare a fare  ciò che a lui è sempre piaciuto, ed ecco in poche parole come nasce Sin City. Inizialmente pubblicato nelle pagine di "Dark Horse Presents" ma i personaggi,gli intrecci e le ambientazioni di Basin City sono un mondo a parte che presto si guadagna una testata tutta sua grazie al successo riscosso. Sulla trama penso sia inutile dilungarsi,tutti sanno di che si tratta grazie al film che è la trasposizione cinematografica più fedele in assoluto. Per quello che riguarda la tecnica, Miller riesce ad essere di nuovo originale non usando i colori tranne che per evidenziare alcuni particolari. Anche se in realtà questa scelta è stata in un certo modo obbligata,visto che Lynn Varley, sua moglie e colorista della maggior parte delle sue opere al momento non era disponibile, ma ciò non cambia che il risultato è un notevole impatto visivo ed uno stile unico. Il chiaroscuro riesce a rendere alla perfezione le ambientazioni hard-boiled e i giochi di ombre e luci che le matite di Miller abilmente creano rendono Sin City inconfondibile ed unico. Al contrario di DKR, ora la struttura narrativa tende ad allontanarsi il più possibile dal cinema, ora il linguaggio usato è strettamente fumettistico. Il suo lavoro gli frutterà numerosi premi e riconoscimenti oltre che il successo al botteghino, Sin City ormai non è solo un desiderio represso del suo creatore ma una serie cult nonchè un esperimento perfettamente riuscito.


Alla ricerca dell'eroe
Una costante in tutte le opere di Miller è l'approfondimento del concetto dell’ "eroe", e delle azioni necessarie per essere considerato tale.Il suo modo di intendere cosa realmente sia un eroe è radicalmente cambiato quando da piccolo vede il film "The 300 Spartans" (L'eroe di Sparta in italiano) e rimane profondamente colpito dal sacrificio di re Leonida e i suoi 300 soldati. Molti anni dopo decide di creare una sua versione della battaglia delle Termopili sfornando un altro dei suoi capolavori. Di nuovo la narrazione è completamente diversa da tutti i suoi lavori passati, con il susseguirsi di una splash page dopo l'altra, ci si allontana ancora di più dalla tecnica "cinematografica" usata in Batman. I disegni sono essenziali, laconici, duri, proprio come i soggetti che descrivono. Non sono belli, ma a Miller non interessa, vuole che suscitino emozioni, vuole si fondino in una cosa unica  con la storia che raccontano. Stesso discorso per i dialoghi, essenziali, gli spartani d'altronde non erano famosi per la loro loquacità. I protagonisti di tutti i lavori di Miller hanno il comune denominatore di essere dogmatici, disposti a tutto per mantenere la loro integrità morale, credono in qualcosa e sono disposti a sacrificarsi piuttosto che rinnegarlo. Sotto questa luce Re Leonida non è molto diverso da Batman e da Daredevil. Miller è stato accusato di essere fascista per questo suo lavoro, e probabilmente non sono accuse infondate, visto anche il contenuto di alcune interviste, ma tutto ciò poco ha a che fare con la bellezza della sua arte.

Quando il katana incontra il microchip
La parola "Samurai" deriva dal giapponese "samorau" che significa esattamente "servire". I samurai erano servi. Quando i loro signori morivano o cadevano in disgrazia i samurai, rimasti senza padrone, venivano chiamati Ronin. Ed è proprio la storia di un Ronin che Miller ci racconta, nella sua omonima graphic novel. Un Ronin che in cerca di vendetta dal demone che ha ucciso il suo maestro rinascerà per combattere la sua guerra personale nel futuro, tra protesi cibernetiche, intelligenze artificiali e multinazionali onnipotenti. Indiscutibilmente l'opera milleriana più influenzata dai manga e dalla cultura orientale. Non a caso anche qui abbiamo a che fare con un eroe determinato, duro e oscuro, anche se la storia diventa molto più complessa andando avanti. La scelta del Ronin come personaggio principale non può essere casuale, vista l'importanza che dà Miller all’ onore e al ruolo fondamentale che gli antichi giapponesi gli attribuivano nella loro cultura. I disegni sono formati da una miriade di graffi delle matite di Miller, che compongono immagini sporche e confuse, proprio come il mondo in cui l'eroe si risveglia. Ronin è il lavoro meno conosciuto di Miller (anche se la produzione di una pellicola cinematografica è già in atto) ma ciò non significa che non sia dotato di un’ anima propria e non sia altrettanto importante nella storia recente del fumetto, riuscendo in un' operazione tutt’altro che facile, amalgamare tanti stili diversi in un unico prodotto. Pubblicato nel 1983 non ottenne buone vendite nonostante le ottime critiche, ovviamente dopo l'enorme successo di Dark Knight Returns la DC colse la palla al balzo e ripubblicò l'intera miniserie raccolta in un libro.

12 commenti:

  1. veramente un ottimo articolo, molto interessante! bravo midk!!!!

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  2. Pensare che prima di vedere Sin City al cinema non sospettavo nemmeno dell'esistenza di questo (a quanto pare formidabile) autore. Giusto per sottolineare la mia totale ignoranza in materia...

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  3. Anche io ero ignorante in merito prima di Sin City.

    Come per Zniga, dedicherò tempo a questo articolo appena posso!

    Chiedo venia per l'assenza! ^^

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  4. E pensare che ho atteso in vano per un bel semestre prima di avere fra le mani un suo fumetto.


    Bel lavoro, Mid.

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  5. Grazie :D

    Alcune curiosità cinematografiche che non ho inserito nel articolo per non "filmuppizzarlo":

    Miller ha scritto la sceneggiatura di Robocop 1 e 2, ma quando ha visto il risultato si è incazzato come una belva per le pesanti modifiche imposte dalla produzione,tanto da fargli dichiarare che non avrebbe mai consentito che un suo fumetto fosse adattato per il grande schermo.Per fargli cambiare idea Rodriguez ha girato una piccola storia tratta da Sin City senza il suo permesso (quella che poi è diventata l'intro del film) e la ha mostrata a Miller, che impressionato ha dato il permesso.

    Rodriguez ha insistito perchè Miller fosse considerato co-regista, cosa che ha mandato in tutte le furie la Director's Guild of America, e come risposta Rodriguez diede le dimissioni dalla gilda.

    Alcuni cameo di Miller si possono vedere in Robocop 2 (il tizio che muore in un esplosione in un laboratorio), Daredevil (Il tizio con una matita in testa ucciso da Bullsye per rubargli la moto, e Sin city (Il prete che Marv uccide nel confessionale).Ha anche una piccola parte in Jugular Wine: A Vampire Odyssey, film che non ho ne mai visto,ne mai sentito parlare

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  6. Davvero interessante. Bravo.

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  7. oh finalmente, in fin dei conti miller lo conosco solo per qualche storia dei supereroi vari a cui ha prestato il proprio ingegno...

    e in effetti, per quanto bravo, mi sembra un cazzone.

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  8. "la" katana ^^

    (ok, non potevo non dire almeno un pochino la mia su Ronin che ora, ovviamente, cercherò di leggere...)

    (ah, logicamente faccio parte della schiera degli ignoranti che conoscono miller per sin city...)

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  9. In che senso?


    mi riferivo alla visione del mondo e delle cose che Miller esprime attraverso la sua arte.

    insomma è un fascistone bushiano del cazzo.

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  10. Si,è un fascistone anche secondo me, ed è più bushiano pure di bush. Ovviamente questa e la sua opinione e finquando la esprime in maniera artistica e motivata è libero di farlo.O no?Forse considerato il fatto che i comics li leggono pure ragazzini ci dovrebbe essere più censura a qualsiasi propaganda politica occulta? Che ne pensate?

    Ho appena fatto una scorpacciata di Batman:The dark knight strikes again e ho visto che anche la la politica è in primo piano anche se non so dire esattamente se si tratta di propaganda fascista.In pratica Batman diventa con la forza il leader del opposizione ad una dittatura, non esita nemmeno a mandare in guerra i ragazzini che lo ammirano e lo seguono.Voglio dire che mi sono confuso,se è fascista perchè vuole ribaltare una dittatura?E se non lo è perchè l'unico modo per riuscirci è far fare il dittatore a Batman?Boh,gli esperti di scienze politiche mi diano una mano...

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  11. no no, che censura! bisognoerebbe censurare i cazzoni che non sanno essere tali, non quelli che lo sanno fare talmente bene che ci si passa sopra.

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