21 aprile 2008

Dizionario: B (1)

Inizialmente avevo pensato di trattare la A e la B nello stesso post. Poi, vista la lunghezza finale della A, ho deciso che avrei messo B e C insieme. Alla fine ho dovuto pure dividere in due la B...  al momento, studiando i miei appunti per le prossime voci, sono piuttosto convinta che potrò mettere la seconda parte della B e la C insieme. Ma forse è meglio non cantare vittoria troppo presto...

Nel caso ve lo foste dimenticati, il dittongo "OU" si pronuncia come una "O" lunga e traslitterato si può trovare anche come "ō" (ma è più facile scrivere "ou", quindi ho usato questo modo).


BAKA = stupido
I giapponesi non hanno molte parolacce, e tra queste gli insulti sono solo una parte. Il più diffuso è indubbiamente "baka", di cui esistono anche le varianti un po' più forti di Bakamono e Bakayarou (i primi due caratteri dei tre termini significano sempre "baka", ma si è scelto di scriverli per "baka" in Hiragana, per "bakamono" in Kanji e per "bakayarou" in Katakana: i tre modi sono assolutamente "intercambiabili", ma l'uso di un modo rispetto ad un altro può essere una scelta del mangaka al fine di trasmettere un diverso contenuto - per Hiragana e Katakana si rimanda alla voce A del dizionario).
AGGIUNTA DEL 24.04.08: non so perchè non l'ho messo prima, ma credo sia utile avere un vocabolario di insulti un minimo ampliato... scherzo, ovviamente, volevo solo aggiungere un paragone tra "baka" e Ahou (o Aho, scritto in katakana - quindi come se fosse in grassetto - e con la O breve). I due termini sono sinonimi, ma c'è una sfumatura importante da sottolineare: in base alla zona del Giappone, "baka" può risultare più offensivo di "aho" o viceversa. Nella regione di Tokyo "aho" risulta più pesante ed è quindi usato, in anime e manga, soprattutto da delinquenti e simili, mentre nella regione di Osaka è il contrario: ricordiamo che il giapponese che sentiamo e leggiamo in film, anime, manga è quello di Tokyo, e che quindi sarà sempre o quasi usato "baka" per questioni più "leggere" (come negli esempi) e "aho" per insultare con vero gusto. Eventualmente nei commenti vi posto un esempio, così potrete pronunciarlo correttamente in caso di necessità!
Esempi
1. Molti sono i casi in cui, negli anime, la giovane protagonista si rivolge allo sventurato di turno con questo epiteto. Spesso è un semplice "nome-del-tipo no BAKA!!!", ma non è raro che arrivino a sotterrarlo letteralmente di "baka". Tra tutte, comunque, nessuna ha la classe di Akane Tendou1...
2. Nella traduzione italiana di Neon Genesis Evangelion2 la suscettibile e - diciamolo - isterica Asuka Soryou Langley chiama Shinji (l'amorfissimo protagonista) "Stupishinji": non è un brutto modo per rendere nella nostra lingua il "bakashinji" originale.
3. Capita spesso che, come nell'esempio 2, il nome venga storpiato per inserire questo simpatico aggettivo, ma il livello di fusione dei due termini è raramente tanto alto come in Zero no soukoushi3, dove il protagonista Kanade viene chiamato dalla cugina "Cretinade" in italiano - non male come resa - ma che in giapponese deve essere stato sicuramente "baKanade".
NB. Attenzione a non confondere BakAmono con BakEmono: quello che avrebbe potuto essere solo un insulto colorito diventerebbe un'offesa seria...

BAKEMONO = mostro
...E infatti, ecco il termine appena citato: può essere tradotto con "mostro", "fantasma": una creatura che fa paura, che non ha fattezze umane... o un umano che ha perso completamente la sua umanità. Un Vampiro è un bakemono, così come un killer spietato, ma sicuramente i bakemono più noti sono i mostri classici, quelli della mitologia giapponese: in questo contesto un sinonimo di bakemono è youkai.
Animali, piante o oggetti troppo grandi o che raggiungono età impensabili (detti mononoke), ombre misteriose che intravvediamo nella foresta o fenomeni inspiegabili (come i fuochi fatui) hanno generato in Giappone come da noi delle tipologie specifiche di creature entrate senza difficoltà nell'immaginario collettivo.
Esempi
Si è voluto accennare ad alcuni tra i più noti mostri tra quelli usati in anime e manga; chiaramente eventuali aggiunte e proposte sono come sempre gradite, inoltre nei commenti non mancheranno approfondimenti e curiosità che non verranno aggiunte in questa voce per non appesantirla.
- Kappa. Ne esistono tantissime specie e gli avvistamenti non si contano: è la caratteristica bestia fluviale via di mezzo tra una rana e una tartaruga, alta circa un metro, dispettosa e vagamente idiota, coi "capelli" tagliati a mò di chierica e identificabile da una puzza penetrante di marcio. Da dispettoso può spesso trasformarsi in pericoloso, quando afferra e trascina in acqua bambini e bestiame. In Saiyuki4 Goku chiama sempre Gojyo "pervertito di un kappa": non che Gojyo assomigli a un kappa, anzi! Semplicemente si fa riferimento allo spunto per questo manga/anime, e cioè al libro Viaggio in Occidente, nel quale si narrano le vicende di un bonzo, una scimmia nata da una roccia, un maiale e un kappa, appunto... Lunga storia, quella di questo importantissimo romanzo...
- Kasabake e Rokurokubi. E' l'animazione che mi spinge, volente o nolente, ad accogliere nella stessa voce questi due mostri: chi infatti non ricorda tra i gruppi spettrali dei cartoni animati quel buffo ombrello con una gamba (kasabake) e la donna col collo lunghissimo (rokurokubi)? Il kasabake ("kasa" = ombrello, "bake", appunto, mostro) è solo uno dei tantissimi esempi di oggetti che, dopo cent'anni, ottenevano un'anima, e le notti buie solo lievemente richiarate dalla luna devono aver contribuito al loro "processo di animazione"... Sembrerebbe essere solo dispettoso, nel suo aggirarsi sghignazzando per le strade notturne, con la lingua fuori e l'unico occhio piantato sul viandante che lo incrocia. La rokurokubi invece è meno benevola: di giorno è una comunissima donna, ma di notte usa il suo lungo collo per infiltrarsi nelle stanze e succhiare l'anima di chi dorme. Per l'esempio sfruttiamo un passaggio di un un episodio di Lamù5 gentilmente segnalatomi da Deeproad, ed è un classico: Atavu Movoboshi (come lo chiama la ragazzina) si addentra in un cimitero, con tutte le conseguenze inevitabili del caso...
- Kitsune. Ha l'aspetto di una volpe, ma è a tutti gli effetti una creatura magica: maestra nel trasformismo, predilige farsi passare per essere umano per poter così agevolmente truffare e prendere in giro gli uomini. Di kitsune negli anime e nei manga ce n'è un'infinità: da Shippo di Inuyasha6, a Youko Kurama, la seconda personalità di Shuichi Minamino in Yu degli Spettri... Ho scelto un'immagine da Naruto7 perchè il suo è indubbiamente un caso di "kitsunetsuki", cioè di possessione da parte di un demone volpe, e non uno qualsiasi: è Kyuubi, il demone volpe a nove code di cui si raccontano moltissime leggende in Giappone. Una curiosità: quando piove col sole, in Giappone si dice che da qualche parte si sta svolgendo un kitsune no yomeiri, un corteo di nozze delle volpi.
- Tanuki. E' una sorta di procione simile a un tasso, esiste veramente e come per la volpe ha dato origine a numerose leggende e aneddoti misteriosi. Ha capacità metamorfiche e può trasformarsi sia in umano che in mostro o oggetto; a lui si riconducono un'infinità di scherzi, rumori (prodotti dal tamburellare sulla propria pancia), disturbi e imbostate: molte apparizioni mostruose riportate dalle leggende sono senza dubbio opera sua. Un gran rompiscatole molesto, insomma, niente a che vedere con la furba (e vendicativa) kitsune... Nell'immagine, sempre da Inuyasha, compare Hachiemon, il servitore del monaco Miroku: un grosso e grasso, tonto e pauroso tanuki. E' stato scelto per poter fare un esempio da anime e manga, come negli altri casi, ma credo possa incuriosire di più il fatto che Mario, star del videogioco Super Mario Bros. 3, possa trasformarsi in tanuki e diventare così una statua di jizo (comportamento tipico del nostro mostro)...
- Tengu (AGGIUNTA DEL 30.04.08; grazie a InitialDwe e Deeproad per le segnalazioni nei commenti, che ho ripreso in parte per creare la voce). Il tengu è una pericolosa, in quanto irascibile, vendicativa e arrogante, creatura che abita montagne e foreste. La sua rappresentazione più diffusa é quella di un volatile antropomorfo con la faccia rossa e un lungo naso. Sono creature dagli enormi poteri e valorosi combattenti, a volte considerate alla stregua di divinità (v. commento #33 di Dwe). Secondo Shigeru Mitsuki (l'autore dell'Enciclopedia illustrata cui ho fatto riferimento) l'origine del mito dei tengu è da ricercarsi nella presenza di  asceti ed eremiti sulle montagne giapponesi: credo però che a pensarla così si perda una parte del fascino di questo mostro... Nell'immagine c'è Kurama, la principessa dei Tengu, che in Lamù sono extraterrestri (vi rimando al commento #39 di Deep - che ha trovato l'esempio - per un breve approfondimento).
- Akuma, Oni... e Magia! Oni e akuma sono alcuni tra i tanti tipi di bakemono, e sono anche sinonimi tra loro. Significano entrambi demone, diavolo, ma naturalmente esistono sfumature di significato ed usi specifici, che per noi che non viviamo in Giappone è difficile comprendere. Proviamo a farci comunque un'idea...
Vi pregherei di far caso al legame che c'è tra i termini Oni, Akuma e Mahou ("magia") aiutandovi coi kanji dell'immagine. Akuma, abbiamo detto, significa "demone", e viene associato soprattutto all'idea occidentale di "creatura degli inferi": è composto da due parti, AKU- scritto col kanji che vuol dire cattivo e -MA con quello che da il concetto di entità demoniaca. Questo secondo kanji compare anche nel termine Mahou insieme ad -HOU, il cui kanji vuol dire regola, metodo: insomma, le regole che permettono il controllo del mondo demoniaco. Brrrrr. Infine, credo abbiate notato come, all'interno del kanji che sta per MA-, tra i tanti disegnini (il termine tecnico è radicali) ci sia anche quello che vuol dire ONI... Non resta che chiarire cosa sia un oni: beh, è il diavolo per i giapponesi, spesso di carnagione scura, grosso e muscoloso e dotato di corna zanne e sguardo truce. Beh, a voi le conclusioni!
Ah, di akuma si parla in D.Gray-man (e infatti chi li caccia ha la qualifica di esorcista), e per chi non lo sapesse, Lamù è senz'ombra di dubbio un oni!

Per concludere, segnalo il testo cui ho fatto riferimento e da cui sono tratte le immagini dei mostri: l'Enciclopedia dei mostri giapponesi, di Shigeru Mizuki, Edizioni Kappa (due volumi, A-K del 2004 e M-Z del 2005). Provate a rivedere La città incantata e La principessa Mononoke (by Miyazaki) dopo aver sfogliato questi due volumi, vi si aprirà un mondo!
Vi consiglio anche un paio di anime, xxxHOLiC e Tactics8: praticamente sono entrambi (seppure in maniera molto diversa) un'enciclopedia a puntate sui mostri giapponesi, che non solo vengono citati, ma le cui apparizioni sono spesso accompagnate da spiegazioni di origini, caratteristiche e modi di affrontarli. Proprio per questa loro peculiarità non sono anime facilissimi da seguire, ma restano una miniera di notizie interessanti.



NOTE

1 Ranma ½, di Rumiko Takahashi. Manga edito in Italia dalla Starcomics; anime di 161 episodi trasmesso da varie reti italiane. La canzone è Yasashii, Ii Ko ni Narenai (= non posso diventare una ragazza buona e brava), cantata da Noriko Hidaka (doppiatrice giapponese di Akane) e contenuta nel CD Ranma 1/2: 1991 Song Calendar.
2 Neon Genesis Evangelion, ideato dallo Studio Gainax. Manga di Yoshiyuki Sadamoto edito in Italia dalla Planet Manga (serie in corso); anime di 26 episodi trasmesso in Italia da Mtv.
3 Zero no soukoushi, di Kaori Yuki. Manga edito in Italia
dalla Planet Manga col titolo Zero - Il maestro dei profumi.
4 Saiyuki, di Kazuya Minekura. Manga edito in Italia dalla Dynit (I serie completa; II serie - Saiyuki Reload - in corso); anime di 50 episodi trasmesso da Mtv col titolo Saiyuki e la leggenda del demone dell'illusione (mancano III e IV serie). Ulteriori approfondimenti nel post Saiyuki di questo blog, come da link nel testo.
5 Lamù, di Rumiko Takahashi. Manga edito in Italia dalla Starcomics; anime di 195 episodi trasmesso da varie reti italiane.
6 Inuyasha, di Rumiko Takahashi. Manga edito in Italia dalla Starcomics (serie in corso); anime di 167 episodi trasmesso da Mtv.
7 Naruto, di Masashi Kishimoto. Manga edito in Italia da Planet Manga (serie in corso); anime di 220 episodi in corso su Italia 1 (I serie); la II serie (Naruto Shippuuden) è tuttora in prosecuzione in Giappone e verrà trasmessa in Italia sempre da Italia 1.
8 Tactics, di Sakura Kinoshita. Manga inedito in Italia (serie in corso); anime di 25 episodi (I serie) recuperabile sottotitolato in italiano.
Per gli altri titoli citati ma non segnalati in questa nota, si fa riferimento alle voci precedenti del dizionario.

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Argomenti correlati: Dizionario: 1-10, Dizionario: A, Dizionario: B (2) - C

3 aprile 2008

Paradise Kiss

ANIME
La vicenda è ambientata nel mondo della moda, un po’ come Gonkinjo Monogatari (“Curiosando tra i cortili del cuore”, solite traduzioni italiane), da cui l’autrice riprende alcuni personaggi. L’anime è tratto dall’omonimo manga di Ai Yazawa. Le puntate, per la precisione stage, sono insolitamente 12 e non risulta nessun OAV. Consigliato a quel pubblico che sta attraversando il drammatico passaggio verso l’età adulta.

TRAMA
La vita di una ragazza diciottenne viene stravolta nel momento in cui conosce un gruppetto di ragazzi creativi, che sa cosa vuole e che insegue i propri sogni. Per Yukari sarà il momento di fare i conti, per la prima volta, con l’amicizia, l’amore e le ambizioni, di cambiare la propria vita e scegliere il futuro che desidera maggiormente, senza dover sottostare alle ambizioni altrui.

PERSONAGGI
Yukari Hayase non può che essere la protagonista della serie. Ragazza dotata di carattere, che però diventa fragile quando si tratta dei suoi affetti. Studia moltissimo per accontentare la madre, che è sempre insoddisfatta dell’operato della figlia perché dovrebbe sempre primeggiare rispetto a chiunque. E' stata battezzata Caroline da Miwako e da qui nasce Carrie per Isabella. Intraprenderà una turbolenta storia d’amore con George.


George/Joji Koizumi, lo stilista di Paradise Kiss (o Parakiss, l’etichetta). E' parecchio eccentrico basta, infatti, notare i suoi abiti. Ha delle idee assolutamente geniali, non si può dire lo stesso del suo carattere. E’ generalmente un tipo gentile, anche se con Yukari certe volte sono scintille (in tutti i sensi).


Miwako Sakurada da’ una mano al gruppo, non avendo la creatività di tutti gli altri. Si sente inferiore alla sorella Mikako che è diventata una grande stilista e sa di non poter essere come lei. E’ fidanzata con Arashi ed è stata amica d’infanzia di Hiroyuki. Legherà moltissimo con Yukari.


Arashi Nagase è il classico duro dal cuore d’oro. L’aspetto non è certamente dei più confortanti dato i suoi innumerevoli piercing (o spille da balia), tanto che il primo incontro con Yukari è tutto un programma! Anche lui è stato amico d’infanzia di Hiroyuko. Cuce gli abiti e fa parte di una band.


Isabella disegna le stoffe. Anche se dall’aspetto non si direbbe, è un travestito e conosce George da sempre. Scopriamo qualcosa in più sulla sua vita e sulla sua infanzia proprio nelle ultime due puntate della serie. E’ una persona veramente dolce, premurosa e affabile. L’amica che tutti vorrebbero avere.


Hiroyuki Tokumori è il classico bravo ragazzo studioso, il tipo che ogni madre vorrebbe come genero. E’ un tipo molto riservato e molto gentile. Yukari, che inizialmente aveva una cotta per lui, è una sua compagna di classe e lui le è molto affezionato. Il ragazzo è un po’ sfigatello in amore, infatti, anni prima Miwako scelse Arashi tra i due amici.


Curiosità

  • Assolutamente da ascoltare le due sigle, la prima poi è eccezionale: Lonely in Gorgeous di Tomoko Kawase e Do You Want To dei Franz Ferdinand (il nome della band comparirà in una scena).


  • Il nome di George. Noi occidentali siamo abituati alla pronuncia inglese, ma guardandolo in lingua originale il suono è diverso. Pensando che fosse un errore dei traduttori ammetto di averlo cercato su internet e ho scoperto che “Il nome Joji è la pronuncia giapponese del nome George [1]”.


  • Nella sigla di apertura compare Arashi che canta e il pubblico che poga. In effetti, questa scena non si è mai vista nell’anime. La scena finale riprende le caricature, parecchio divertenti, dei personaggi.



Impressioni:
Per chi la conosce, Ai Yazawa (il già citato Curiosando nei cortili del cuore e Nana) è famosa per il suo tratto che personalmente non rientra nei miei gusti, ma, nonostante questo, mi sono piaciuti proprio molto gli occhi di Yukari. Non apprezzo il disegno del make-up, né tanto meno le capigliature, ma in generale proprio il tratto. Mi sono resa conto che i colori non sono molto brillanti, alcuni addirittura sono un po’ smorti, ma è probabile che siano stati scelti proprio di queste tonalità per adattarsi perfettamente alla storia che, in alcune sequenze, è intervallata da immagini reali. Una scelta interessante, dopotutto, che si vede davvero poco in giro.
I personaggi sono variegati e hanno una loro psicologia: troviamo il ragazzo rude dal cuore d’oro, la ragazza sensibile e sorridente, lo sfigato di turno che però è il classico bravo ragazzo, e così via, ma di tutti, un po’ alla volta, comprendiamo i pensieri, le emozioni, le sensazioni. Infatti, non sono poche le volte che entriamo anche noi nella storia, magari al posto di quegli stessi ragazzi o comunque come pubblico attivo. Alla fine, benché la storia non sia proprio comune, quei ragazzi lo sono. Se togliamo la “moda” e la sostituiamo genericamente con “passione” (hobby sarebbe certamente inappropriato), allora sì in questo caso, avremo una storia più facilmente “nostra”. Tutti avranno conosciuto nell’età d’oro (la giovinezza, ma non solo) un ragazzo carismatico ed enigmatico come George, apparentemente non molto cortese da “fidanzato” (tanto da farmi ricordare la famosa canzone Teorema), ma è nei piccoli gesti che si nota tutto il contrario (un caso eclatante non può che essere il famoso anello a forma di farfalla fatto con le perline). George indossa una maschera. La risposta al “perché? ” è identica a quella che ci diamo ogni giorno. E tutti avranno conosciuto una Yukari, bella ragazza ma glaciale col prossimo per due motivi: uno perché la madre non è così espansiva, e l’altro perché studiando e vivendo per lo studio non ha molte occasioni di relazionarsi con la gente, con i suoi coetanei. E l’elenco si potrebbe fare per tutti i personaggi.
Le colonne sonore non sono messe lì tanto perché ci vuole un po’ di musica. I due pezzi, di apertura e di chiusura, predicono, anticipano la storia ma saranno capite solo man mano che si procederà nella visione delle puntate e si giungerà alla fine. La sigla di apertura è il preambolo per eccellenza, è come se dicesse “è questo che vi dovete aspettare” ma si capirà veramente alla fine. Io sono rimasta molto colpita dalla sigla iniziale per questo motivo, l’ho trovata assolutamente geniale, un’ottima sigla per anime. Oltretutto è anche molto bella, a prescindere.

Ma allora Parakiss che cos’è?
Ottima domanda! Parakiss è sostanzialmente una storia di passioni: passione per qualcosa, per qualcuno, passioni sopite. E’ anche una storia passioni represse per un fine più grande che può essere un’amicizia o la crescita dei personaggi. Capire se è giusto continuare qualcosa che ci fa stare male o no, capire se le amicizie possono essere recuperate, capire che bisogna solo prestare la propria spalla. Capire, infine, che dopotutto, anche se sono necessari parecchi anni il dolore scema, eppure il ricordo rimane magari anche solo in un angolino di noi stessi, ma è lì e non andrà mai via. Forse è questa l’interpretazione più giusta che si possa dare all'anime (che poi è un manga). Parlare della moda, della storia d’amore sarebbe riduttivo.
Premetto che quest’anime, in realtà, l’ho guardato più per curiosità piuttosto che per interesse vero e proprio. Dopo la terza puntata, però, mi sono dovuta ricredere sul perché lo stessi guardando e intuendo la risposta ho deciso di vederlo fino in fondo. Ero curiosa perché me ne avevano parlato brevemente, ma inconsciamente era già scattato qualcosa (la curiosità, appunto) altrimenti non l’avrei certo cercato! Se non fossi arrivata alla terza puntata, probabilmente, non avrei continuato la visione per il tratto che, come ho già detto, non rientra fra le mie preferenze. La vicenda, per fortuna, è andata diversamente. E mi sono addentrata nel tunnel. Avrebbero potuto (dovuto!) allargare la storia, anche se non c’è nulla di intentato o lasciato a metà. In realtà le 12 puntate sono perfette, bisogna darne atto. La pecca insopportabile è la fine. No, davvero, è paurosa. Intendiamoci ci può anche stare, ma non può finire in quel modo. E’ contro tutte le leggi che governano la finzione! Ma volendo accontentarsi di quel finale (cosa alquanto impossibile per come è articolata la storia), l’ultimo minuto è decisamente troppo. Per la precisione sono sessantacinque secondi (cronometrati) in cui ci si domanda solo una cosa: perché. Forse, da un certo punto di vista, la vita è meglio. Mi spiego meglio: nel “reale” si sa che le cose potrebbero andare in un certo modo poiché la “vita” ha in sé parecchi significati positivi e pure negativi. Si sa a cosa si va incontro, insomma. In un anime (o manga) ci sono altre aspettative: la finzione e quindi il contrario di quello che può accadere realmente. Quando queste aspettative vengono stravolte, il risultato è un coinvolgimento emotivo a ridosso dell’ira funesta di Achille. Quantomeno è quello che è capitato a me durante quei secondi.
Riassumendo dell’anime mi è piaciuta la storia, ma soprattutto i tratti psicologici dei personaggi. E la musica. Tutto il resto fa assolutamente da contorno, è un qualcosa che aggiunge e che non leva nulla. La fine, comunque, per me è stata pessima, come se fosse stata scritta giusto perché bisognava concludere il tutto. Ho sempre detestato questo genere di conclusioni perché rinnegano un po’ tutta la storia. Ma questa, signori miei, questa fine è veramente atroce!

MANGA[2]
La prima edizione del manga di ParaKiss fu distribuita dalla Planet Manga a partire dal dicembre 2001 ed era costituita da 10 volumetti al prezzo di 2,32 euro cadauno. Attualmente, ne è in corso la ristampa sotto forma di Collection: 4,50 euro per ogni volume (sono in totale 5).
Il tema principale su cui verte tutta la storia è sicuramente la passione. Che sia passione fra uomo e donna o quello per la famiglia o l'amicizia, conta poco dal momento che saranno temi che si intrecceranno inevitabilmente fra loro di continuo, coinvolgendo protagonisti e personaggi di secondo piano. Ma non possiamo non notare anche la presenza, forte, della passione nei confronti delle proprie abitudini e attinenze, come confezionare abiti. Un compito ben lontano dall'obiettivo scolastico cui Yukari è stata indirizzata fin dalla più tenera età ma che la trascinerà in questo vortice all'improvviso, a partire dal momento in cui si ritroverà a fare da modella per la sfilata di fine anno accademico dell'istituto Yaza (evidente il richiamo al cognome dell'autrice). La passione per la moda è sicuramente il perno di tutta la narrazione poiché ogni personaggio si ritroverà a dare anima e corpo per terminare il lavoro, a sacrificare il proprio tempo libero per tagliare e cucire, a mettere i propri mezzi e le proprie finanze per comprare tessuti e accessori. Insomma, tutto il manga è l'elogio al sacrificio inteso in primis come voglia di riuscire per portare a termine un impegno ma anche per poter essere soddisfatti di se stessi, sempre e comunque, indipendentemente dalle imposizioni esterne e dai giudizi spesso fin troppo critici. E' questo un messaggio importante che la Yazawa ha voluto dare pagina dopo pagina, sotto diverse forme e sfaccettature.
Ogni capitolo prende il nome di Stage e i personaggi sono disegnati con una cura maggiore rispetto all'anime, perfetti nei lineamenti del viso ma soprattutto negli abiti, ricchi di particolari e sempre accompagnati da accessori.
Tutti i protagonisti, in tempi e modi diversi, subiscono un'evoluzione pagina dopo pagina, che si traduce soprattutto come una serie di cambiamenti mirata a renderne più maturo il carattere e più consapevoli le azioni. E' necessaria  però una lettura attenta ed esente da distrazioni, perché sovente le espressioni di un viso sono più eloquenti di un qualsiasi dialogo.
Il più enigmatico fra tutti è Joji Koizumi. I tratti delicati gli donano un inevitabile tocco di classe e un fascino maggiore, lasciano inoltre intendere, prima di ogni spiegazione dell'autrice, il suo sangue misto. Il modo di fare del giovane non appare subito chiaro, infatti capita di aspettarsi da lui tutto l'opposto di quello che farà; ciò fa sì che ci si abitui al suo lato un po’ dongiovanni e menefreghista in modo graduale, a differenza della trasposizione su schermo dove tutto è stato accelerato e molti passaggi non sono stati spiegati a dovere a causa delle poche puntante a disposizione. Joji è senza dubbio il più affascinante fra tutti, forse per il suo porsi da arrogante ed intrigante allo stesso tempo e per le sue imprevedibili carinerie; la Yazawa vi è molto affezionata, tanto da citarlo anche in Nana[3] (vedi anteprima a destra).
Un personaggio che suscita da subito curiosità è invece Isabella. E' l'addetta ai fornelli dell'atelier, oltre che collaboratrice della collezione ParaKiss. Nel manga ha sempre vestiti eccentrici e unghie impeccabili, nonchè una certa raffinatezza nei modi di fare; spesso, però, ha un make-up fin troppo eccessivo (cosa che è molto evidente nel manga, meno nell'anime), fa uso di accessori molto vistosi e dalle mani trapela un che di "stonato": questo perché, come sarà possibile comprendere a storia inoltrata, in realtà è un ragazzo. Un ragazzo che non ha mai accettato, fin da piccolo, il suo sesso e che poco a poco ha deciso di cambiare totalmente identità, grazie soprattutto all'appoggio di Joji, suo amico di infanzia per il quale rivelerà indirettamente d'avere una cotta.
L'ultimo ragazzo della compagnia è Arashi Nagase, che nei tratti del manga è un incrocio fra Nobu e Shin di Nana mentre nell'anime è quello che è stato disegnato peggio; è il personaggio cui la Yazawa ha affidato il proprio interesse per la musica, avendogli donato, oltre alla passione per la moda, quella per la chitarra. E' il personaggio che richiede sicuramente più tempo per essere conosciuto, dato che inizialmente ha un ruolo molto marginale soprattutto per il fatto che viene messo in ombra da Miwako, la sua chiassosa fidanzata.
Miwako Sakurada, a dispetto di quel che può sembrare, è il personaggio chiave di tutta l'opera; è la sorella di Mikado Koda, proprietaria della linea d'abbigliamento "Happy Berry" e che abbiamo già visto in Gokinjo Monogatari. Miwako ha una personalità frizzante e sbarazzina; è un incrocio fra una lolita giapponese ed una bimba che accoglie le belle novità con tanto entusiasmo. In realtà, nonostante l'indole spensierata, ha un lato del suo carattere che tende a celare, ovvero quello più insicuro, che si manifesta sia nei confronti del suo amore per Arashi, messo in dubbio in seguito all'incontro con il suo amico di infanzia Hiroyuki Tokumori (figlio del proprietario del pub "Blue Parrot", anche lui visto in Gokinjo Monogatari), sia nei confronti della sorella stessa, stilista affermata e richiesta che sente non riuscirà mai ad eguagliare.
L'ultima descrizione tocca alla protagonista assoluta, Yukari Hayasaka. La storia si apre proprio con lei che, molto irritata, incontra casualmente Arashi ed Isabella per le strade di Tokyo. E' una ragazza molto fragile, che racchiude in sé tutte le caratterizzazioni negative tipiche delle liceali: è insicura e ansiosa, è oppressa dalla famiglia che vuole a tutti i costi che lei sia la prima a scuola, è incapace di avere relazioni interpersonali e se ne sta sempre chiusa nel suo mondo di libri per prepararsi agli esami che le  consentiranno di accedere all'università. Non ha passioni, non ha sogni. Tutto questo finché, un giorno, si troverà catapultata contro la sua volontà nel mondo di ParaKiss. Caroline, inconsciamente, ha dentro di sé un'indole molto ribelle che ha bisogno di una spinta molto forte per essere tirata fuori  Una spinta che le verrà data proprio dall'amore.



NOTE

[1] Fonte Wikipedia.

[2] Recensione curata da Utopia, la nostra fondatrice, alla quale va il mio più sentito ringraziamento.
[3] Nana collection #4, La stanza di Junko.




Scritto da mulaky