29 maggio 2007

Appunti di viaggio... (2)

27 aprile 2007. Secondo giorno.

Un soave profumo di dolci, insinuandosi tramite il mio naso nella mia mente addormentata, mi fa lentamente riemergere dal mondo dei sogni.. Sembra odore di torta di mele, o qualcosa di simile, ma con un nonsoché di diverso dal solito... e piano piano apro gli occhi e vedo che nella mia stanza è già chiaro... e realizzo che sono steso su un divano... un divano... è vero! Sono a casa di Paperoga, a Paperopoli! E sono tutto sudato perché stanotte qualcuno mi ha coperto con una specie di bandierone a strisce rosse e blu, con una scritta che da qui non riesco a leggere bene... e fuori c'è il sole e penso che tra poco mi alzerò. Paperoga armeggia in cucina, lo sento fare fracasso con piatti e bicchieri e canticchiare. Alla fine mi tiro pigramente su dal letto e mi dirigo in cucina. Stendo il bandierone sulla spalliera del divano; c'è scritto "Drakesbro", che se non sbaglio ha qualcosa a che vedere col nome antico della città. Ora ricordo: quella scritta l'ho vista anche su un muro vicino all'autostazione! Già, Paperoga è tifoso del Paperopoli... ma non sapevo che in inglese la squadra avesse il nome antico della città!
Devo aver dormito per un'eternità, non mi ricordo nemmeno che cosa ho sognato. L'ultima cosa che ricordo è quella canzone di Switt&hatis, Sun & Pears. Fuori il sole picchia, saranno almeno le undici. Tardissimo, Paperopoli e Paperon de' Paperoni mi attendono! Paperoga armeggia con pentole e teglie, ha in testa un cappello da cuoco e dappertutto ci sono schizzi di salsa di pomodoro. Che voglia darmi salsa di pomodoro per colazione? Conoscendolo...
"Oh... ciao Zniga! Dormivi così bene... speravo che il profumo del mio capolavoro culinario ti svegliasse..." "Buon (yawn) giorno, Paperoga... Che cos'è, a proposito?" rispondo guardando dubbioso il forno, nel quale uno strano oggetto dalla forma irregolare sta gonfiandosi lentamente. "Una mia invenzione!" fa lui, gongolante. "Ho seguito la ricetta della torta di mele di Nonna Papera, ma visto che tu sei italiano ho deciso di aggiungerci un po' di pomodoro e mozzarella... mica male come idea, no?" "Glom... una meraviglia! Non vedo... ehm... l'ora di assaggiarla!"

* * *


Dopo un quarto d'ora trascorso a pulire gli schizzi di pomodoro e la  mozzarella che ha impiastricciato tutto, conseguenza dell'imprevista (ma prevedibile) esplosione del bizzarro sufflé di Paperoga, usciamo finalmente di casa. Sono qui per incontrare Paperone, ma prima il mio accompagnatore vuole portarmi un po' a spasso per la città. Per colazione sono riuscito a prendere solo un tè e il mio stomaco adesso fa "rumble". Andremo a piedi, così ci godremo meglio il paesaggio. C'è il sole e fa caldo; ora, guardando verso nord-est, vedo chiaramente il pinnacolo roccioso che ho intravisto ieri sera, e adesso ricordo perfettamente la storia in cui compare.

casa Gander


Camminiamo lungo una via in leggera discesa, che segue il declivio della collina verso la sponda del Tulebug. Sulla nostra destra, una lunga siepe tagliata a sezione quadrata corre separando la strada dal marciapiede. Sullo sfondo, verso nord, i grattacieli, e, finalmente, al disopra di tutto, la collina più famosa del mondo. Non vedo l'ora di essere lassù!
Non passa un'auto che sia una, c'è una leggera brezza e si sta benissimo. Sulla nostra sinistra, le villette del quartiere residenziale si susseguono in una schiera variopinta. Mentre Paperoga tenta di attirare la mia attenzione declamandomi i risultati di un corso per corrispondenza dal nome improbabile che ha appena finito di seguire, lancio occhiate ai giardini delle case. Ce n'è uno di una certa Mrs Jane, dove una gallina becchetta qualcosa tra l'erba; da quello di un certo Murphy proviene invece un delizioso profumo di pane appena sfornato. Poco oltre, la mia attenzione è attratta da una graziosa villetta rosa, con uno zoccolo di mattoni alto circa un metro tutt'intorno alla base e una bella siepe al posto delle recinzione. Il giardino è ingombro di scatole e scatoloni di ogni forma e dimensione, e la cassetta della posta è talmente stipata di lettere e pacchetti che si è aperta e non è possibile leggere il nome del padrone di casa.  Forse è qualcuno che ha appena traslocato e si sta arredando la nuova casa... vorrei chiederlo a Paperoga, ma forse è meglio lasciarlo immerso nel suo monologo e approfittarne per guardarmi intorno.

* * *


Dopo aver attraversato a piedi il Tulebug limaccioso, su di un ponte in mattoni con eleganti lampioni blu e filari di alberelli piantati lungo i marciapiedi, giungiamo in quello che sembra il quartiere commerciale. Non ci sono più villette, ma edifici alti e pieni di scritte. In uno slargo, di fronte a un distributore della Benz, vedo la prima pizzeria di Paperopoli. Vorrei fermarmi ma Paperoga mi invita ad andare oltre... più avanti, dice, c'è un centro commerciale carino dove c'è anche un ristorante.
E da un po' ho la sensazione di essere osservato... credevo che queste cose accadessero soltanto nei fumetti. Beh, ma qui siamo in una città dei fumetti... forse è solo la mia suggestione. Intorno a noi c'è un sacco di gente, ora: papere anziane con ceste della spesa e sacchetti rigonfi; uomini dal naso nero e tondo che portano a spasso il cane. Qui, tutto ha forme tondeggianti, abbastanza diverse da quelle più semplici e lineari del quartiere residenziale al di là del fiume.
In una traversa, una schiera di gatti miagolanti appostati ovunque, sui bidoni della spazzatura, sulle staccionate dei giardini e sui cofani delle auto, mi squadrano con aria incuriosita. "Come si chiama quella strada?" chiedo al mio accompagnatore. "Gatto Road" mi risponde. "Gatto perché ci sono i gatti?" Chiedo. "E poi perché Gatto in italiano?" "Beh... qui un sacco di strade hanno nomi italiani." mi risponde. "Questo è il quartiere latino. Vedi quella piazza laggiù in fondo? Quella è Arrigada Rios Square, da lì comincia il quartiere spagnolo. E il viale alberato che conduce verso il centro è Manrique Road. Da lì si va dritti verso la Collina Ammazzamotori. A proposito: stai attento ai criminali, qui nella zona dei negozi è pieno, tieniti stretto lo zaino..."
E mentre passeggiamo, dò un'occhiata alle traverse che incrociano la via che stiamo percorrendo. È strano, ognuna di esse sembra progettata e costruita con uno stile completamente diverso dalle altre, ma nell'insieme non stonano, anzi danno un'idea di varietà che non mi dispiace affatto. Oltrepassando una stradina, mi colpisce l'insegna di un ristorante genovese. Dei genovesi qui? In quella strada tutto ha bellissimi colori soffici e sfumati. Nella traversa successiva sia le case che le persone hanno forme barocche e ridondanti, i passanti hanno grandi occhi tondeggianti, le donne portano cappelli sfarzosi da cui spuntano lunghe capigliature a boccoli e le case sono piene di riccioli e volute. All'angolo, un altro ristorante genovese (ma quanti sono?) diffonde nell'aria un odore di pesto così buono che quasi mi sembra di essere a casa. La targa stradale ci indica che il nome di quella via è Scala Street. Credo di cominciare a capire.
Così, con il pretesto di leggere da vicino un cartellone pubblicitario, invito Paperoga a muovere qualche passo in Scala Street, deviando dal momentaneamente dal nostro cammino. E, come immaginavo, l'aspetto del mio accompagnatore cambia leggermente: è sempre lui, perfettamente riconoscibile, però il suo becco è un poco più allungato, i suoi occhi sembrano più grandi e le sue zampe sono più tozze. Proprio come pensavo...
"Scommetto che quella via tutta dipinta si chiama Chierchini Road, giusto, Paperoga? E quella che percorrevamo prima magari è Carpi Avenue..."
"Non ti sbagli, caro Zniga!" risponde, mentre torniamo sui nostri passi, sulla via principale. "In effetti, il viale che stiamo percorrendo ora si chiama Carpi Lane, ed è una delle strade più grandi del quartiere italiano. In particolare, siamo nel quartiere genovese, come forse ti sarai accorto. Paperopoli è una città multietnica! Quella tutta dipinta però non è Chierchini Road ma Barberini Street, che io confondo sempre con Chisté Alley. E tutt'e due, in effetti, conducono a Chierchini Road. Alla collina Ammazzamotori ci possiamo arrivare attraversando il quartiere spagnolo, oppure percorrendo Cimino Avenue! Tu cosa preferisci?"
Oddio... vorrei vederla tutta questa città... ma chi se l'immaginava una cosa del genere? "Senti... facciamo che ci sediamo su una panchina, guardo un attimo la mia carta e decido! Anche se sulla mia carta mancano un sacco di nomi..."

* * *


Detto fatto. Arrivati in Arrigada Rios Square, ci sediamo su una panchina. È una piazza grande e spaziosa, dalle prospettive un po' piatte. Ad un angolo, tre o quattro uomini dalle facce quadrate e dai grossi denti discutono animatamente. Poso lo zaino accanto a me quando all'improvviso le note di una scoppiettante e inconfondibile canzone mi scuotono: è la canzone di Aracuán, il clown della giungla de "I tre caballeros". Mi guardo già intorno sperando di vederlo sbucare, magari da Manrique Road (era proprio Manrique che lo aveva disegnato, giusto?), quando con un po' di delusione mi accorgo che si tratta della suoneria del cellulare di Paperoga. Chissà chi lo sta chiamando! Cerco di capire con chi sta parlando, sperando si tratti magari di Paperino o Paperone... cerco di sentire e non mi accorgo della mano coperta da un guanto giallo che si avvicina allo zaino che ho posato sul bordo della panchina... e ho appena il tempo di voltarmi e vedere il mio zaino allontanarsi sulle spalle di un tizio con il berretto verde, maglia rossa, jeans e scarpe gialle, che si allontana di corsa!
"Ehi! Al ladro! Un bassotto! Paperoga, fa' qualcosa! C'è tutta la mia roba per disegnare lì dentro! Al ladroooo!"
"Te l'avevo detto di stare attento! Qui è pieno di ladruncoli! Comunque non credo fosse un bassotto... Perché un bassotto dovrebbe derubare proprio te? No, ti sbagli, amico... i Bassotti puntano solo in alto, verso quella collina laggiù!"
"Beh, forse sapeva che dovevo incontrarmi con Paperone! E ha pensato magari che fossi un famoso affarista straniero! Ma ora dobbiamo ritrovarlo assolutamente! Come posso presentarmi da tuo zio senza la mia attrezzatura professionale? Da che parte è il covo dei Bassotti?"
"Fidati, amico: lo ritroveremo in un attimo! Te lo dicevo giusto appena usciti da casa mia: ho appena seguito un corso che si chiama Chi trova, prima ha cercato! Per trovare infallibilmente ciò che si è perduto, ci sono diversi metodi, ma il migliore è sicuramente..."

* * *


"...Affidarsi a me!" Mi giro di scatto. Capelli biondi e arricciati, cappello, giacca verde e modi eleganti: il papero che ho dinnanzi è inconfondibile. "Gladstone Gander, per servirti. Tu devi essere Zniga, giusto?"
"Giusto. Ma tu come fai a saperlo?"
"Beh, ho tirato a caso... ho detto la prima parola che mi passava per la testa!"
"Caspita, non pensavo che la tua fortuna arrivasse a tanto!"
"Scherzo... è stato zio Paperone a parlarmi di te! Senti Zniga... per caso hai fame?"
"Certo! Ma, non per ripetermi, come fai a saperlo?"
"Beh, ho appena vinto a una pesca di beneficenza due inviti per un pranzo gratuito nel più lussuoso dei ristoranti di mio zio... e visto che Paperina è a Quack Town da Nonna Papera mi sono chiesto: perché due? Ora l'ho capito..."
A questo punto interviene Paperoga: "Beh, allora se voi andate al ristorante... io mi autoinviterò da Paperino! Oggi farà i suoi famosi muffins allo sciroppo d'acero... slurp! A dopo!"
Capito lo scroccone? Ecco perché non voleva andare in pizzeria! Povero Paperino, non lo invidio...

* * *


Dopo un pranzo luculliano a base delle più famose specialità paperopolesi, tratte pari pari dal ricettario di Nonna Papera, ed innaffiate da un ottimo vino che non compare nei fumetti perché - mi spiega Gastone - i paperi non possono bere alcolici in pubblico, cosa c'è di meglio di una bella passeggiate per la città? Siamo ormai nelle immediate vicinanze della Collina Ammazzamotori, e naturalmente metto a perdere il mio nuovo accompagnatore perché mi porti a vederla da vicino. Gli ho spiegato del furto dei Bassotti e mi ha risposto di non preoccuparmi e di non separarmi mai da lui: ci penserà la sua fortuna a farmi ritrovare lo zainetto! E Paperone può aspettare... ha avvertito Paperoga che stanotte dormirò da lui, e da suo zio ci andremo domani.
Da un lato mi dispiace, perché sono impaziente di vedere Paperone, camminare sul tappeto di monete d'oro che ricopre il pavimento del suo ufficio, e vedere com'è il panorama dalla terrazza del Deposito: deve essere stupendo... però sono anche curioso di entrare in casa di Gastone, vedere come vive, e dare un'occhiata alla sua famosa cassaforte...
E dopo aver percorso Cimino Avenue dall'inizio alla fine, passando anche davanti alla casa di Paperino (ma riuscirò a conoscerlo, prima o poi?), arriviamo finalmente accanto alla staccionata di legno al di là della quale il terreno, coperto di erba e cespugli, sale vertiginosamente di colpo fino a un centinaio di metri d'altezza, a dominare come una terrazza tutta la città. Lassù c'è il forziere più famoso e più amato del mondo. È più piccolo di come lo si può immaginare, direi al massimo una quarantina di metri d'altezza. O forse è solo il fatto che si trovi tanto in alto a darmi questa impressione.




Accanto all'unico varco, protetto solo da una sbarra simile a quella dei parcheggi, piccola e ingannevole (chi immaginerebbe che al di là ci sono trappole micidiali?) un grosso cartello in legno, sbiadito dal sole ed eroso dalla pioggia, recita a lettere dipinte a mano: "Qui inizia la proprietà esclusiva di Paperon De' Paperoni. Divieto di accesso assoluto ai non autorizzati. Il proprietario non risponde di eventuali danni al trasgressore. Non siete i benvenuti." Il cuore inizia a battermi forte. È l'ingresso del Deposito di Paperone, quello vero! Quello che ho sognato di vedere per tanti anni... e ora è lassù, cento metri più in alto, e alla sola idea di dover attendere ancora un giorno per entrarci mi sento male...
Verso la cima della collina, i cespugli si diradano e l'erba oscilla accarezzata dal vento. Poco oltre la staccionata un merlo, ignaro di trovarsi sul terreno di proprietà di un autentico mito dell'umanità, canta la sua canzone appollaiato sul ramo di un arbusto di lampone (forse piantato apposta per avere frutta gratis...), esattamente come farebbe se fosse nel giardino di chiunque altro. Le api ronzano sui fiori del trifoglio rosso. E al di là della sbarra, una strada sterrata e stretta, molto più ripida e sconnessa di come appare nei fumetti (eh, l'asfalto costa...), sale con una serie di tornanti fino alla sommità... e tra un tornante e l'altro delle scalette, scavate nel terreno, collegano le curve in una scorciatoia: se Paperone fa tutti i giorni quella strada per risparmiare benzina, lo credo che alla sua età ha la tempra che ha!

* * *


Sto camminando verso casa con Gastone, ancora scosso dalla visione del Deposito. Attraversiamo il Tulebug su un altro ponte, molto più moderno, in cemento, a più corsie: qui gli argini del fiume sono alti e c'è gente che pesca. Si vede in lontananza il porto e una grande banchina, che, apprendo dal mio interlocutore, si chiama Cavazzano Quay.
Gastone non è antipatico, anche se a volte è un po' pesante: sembra non saper discorrere d'altro che di premi e lotterie. Imparo presto che se mi parla di un posto in cui è stato in vacanza (sembra abbia girato il mondo) è meglio non chiedergli come abbia deciso di andare proprio lì: la risposta è scontata... E mi racconta di come a volte sia difficile interpretare il ruolo a cui l'hanno destinato nei fumetti.
Sempre vincite, sempre lotterie, milioni di premi di cui in fondo non sa cosa fare... perché, mi racconta, ha pensato decine di volte di sfruttare economicamente la suia fortuna, magari rivendere i premi o usarli in qualche modo, ma il ruolo dell'affarista spetta sempre e comunque a Paperone... e se vuole regalarli, deve aspettare un momento in cui nessuno lo sta disegnando, perché nei fumetti deve sempre e comunque mostrarsi antipatico... "vedi quello?" mi fa a un certo punto, indicando un portafogli smarrito sul marciapiede, che io non avevo visto per niente "Magari dentro ci sono duemila dollari, ma che lo prendo a fare? Alla fine so che non sarò mai ricco come mio zio..." Povero Gastone! In fondo non è diverso da tutti noi... ed è molto più simpatico di come lo immaginavo.

* * *


Dopo una lunga passeggiata arriviamo finalmente alla casa di Gastone, in Barks Drive, e scopro che si tratta della casetta rosa con il giardino pieno di scatole e scatoloni! Come ho fatto a non pensarci prima? Quelli sono tutti i premi che ha vinto, questa non poteva che essere casa sua!
L'interno è accogliente e ordinato, niente a che vedere con la casa bizzarra di paperoga. C'è un bellissimo divano verde, quadri astratti appesi alle pareti con figure che sembrano occhi, eleganti porte a vetri e, ovunque, vasi con dei cactus. Non sapevo che fosse appassionato di piante grasse.
"Una cosa però non capisco: abbiamo pranzato tardi, è vero, ed abbiamo fatto una lunga passeggiata, ma non dovrebbe essere ancora tardissimo... com'è che il sole sta ormai tramontando?"
"Beh... guarda lassù!" risponde Gastone, indicando il cielo fuori dalla finestra "Cosa dice la scritta?" (quale scritta? Questo qui è tutto matto... penso guardando in alto...) In effetti in alto a sinistra, in cielo, una scritta dentro un riquadro, che sembra tracciata con l'inchiostro, recita "Molto tempo dopo..." Ma caspita! Allora non le vediamo solo noi lettori quelle scritte! Questa città mi sorprende sempre di più!

* * *


Dopo una cena a base di Pasta Birilla - Gastone mi racconta di averne vinto un quintale anni fa e di non essere più riuscito a smaltirlo per colpa di tutti quei pranzi e cene gratis nei ristoranti - Gastone mi mostra il megaschermo al plasma che gli hanno appena recapitato.
"Volevo vedere Linea diretta con la fortuna su McDuck Channel" mi fa. "Una trasmissione molto popolare qui. Fanno domande ai concorrenti e nel corso della serata telefonano anche a casa di un abbonato e se sa rispondere a una loro domanda vince qualcosa. Sai, questa settimana c'è in palio un superfrigo De Luxe, e siccome il mio frigo s'è giusto guastato..."
"Capito, capito..."
"Beh, se non ti interessa, puoi guardare la replica dell'ultima partita del paperopoli sulla TV in cucina, quella vinta quando ero in vacanza alle Bendive come unico abitante del quartiere a non aver partecipato alla lotteria... oppure sulla TV nel bagno, che mi hanno regalato quando ho ritrovato la collana della contessa McTurkey... o ancora dalla mini-TV nello sgabuzzino che mi hanno recapitato per sbaglio e che..."
"Va bene, Gastone, va bene..."
Il divano di Gastone è più comodo di quello di Paperoga e io sono stanco... e Linea diretta con la fortuna non è quel che si dice un programma interessante... così piano piano gli occhi mi si chiudono... e la voce del presentatore si trasforma piano piano nella mia mente in una voce più anziana... che ho già sentito nei cartoni animati... un vecchio papero con le basette alza la sbarra del Deposito e mi invita a entrare, ha srotolato perfino una passiera che arriva fino all'ingresso... non non è una passiera, è la lista dei debiti di Paperino... io ci cammino sopra... peccato che sia solo un sogno, ma lo scoprirò solo domani... buonanotte...



Note

I colori rosso e blu della squadra di calcio del Paperopoli si ritrovano in diverse storie, tra cui Paperino e la partita gratuita di Abramo Barosso / Giuseppe Perego, I TL 463, ottobre 1964. È invece mia invenzione l'identificazione del nome inglese della squadra con l'antica denominazione della città, Drakeborough o Drakesbro (vedi anche il secondo disegno della I puntata).

I particolari relativi all'aspetto esterno della casa di Gastone e al suo quartiere, nonché i nomi dei vicini di casa, sono tratti da Gastone e la prova del lavoro di Carl Barks, pubblicata in Italia su TL 735, agosto 1951.

Il ponte sul Tulebug di mattoni con gli alberi e i lampioni blu compare in Sgrizzo, il papero più balzano del mondo di Romano Scarpa, I TL 465, ottobre 1964.

L'aspetto del quartiere dei negozi, con il distributore della Benz, la pizzeria e il centro commerciale, è tratto da Una fidanzata per Paperoga di Nino Russo / Alessandro Barbucci, I TL 2117-A, giugno 1996.

José Maria Manrique è menzionato in riferimento al personaggio di Aracuán in quanto autore di Donald Duck – Clown of the Jungle, D 2000-023, adattamento per l’albo speciale scandinavo From All of Us to All of You dell’omonimo cortometraggio del 1947.

Il riferimento al corso per corrispondenza "Chi trova, prima ha cercato", che nel racconto Paperoga afferma di aver appena finito di frequentare, rimanda alla sua omonima affermazione riportata in Paperino, Paperoga e il posto sicuro di Rudy Salvagnini - Lorenzo Pastrovicchio, I TL 2682-2, pubblicata il 24 aprile 2007, cioè tre giorni prima della mia visita a Paperopoli.

L'interno della casa di Gastone è descritto come appare in Paperino (& Gastone) e la tele-fortuna di Staff di If / Massimo De Vita, I TL 1597, luglio 1986; dalla stessa storia sono tratti i riferimenti al programma televisivo Linea diretta con la fortuna e al quintale di pasta Birilla vinta da Gastone.

Il ponte sul Tulebug in cemento vicino alla foce, dal quale si vede il porto, compare in Zio Paperone e l'inafferrabile Trizompa di Rodolfo Cimino / Giorgio Cavazzano, I TL 1775, dicembre 1989.

Mia è invece l'idea di intitolare strade e piazze di Paperopoli ad autori Disney di varie nazionalità. Nell'attribuire i nomi ho cercato di attenermi il più possibile alle caratteristiche stilistiche di ciascun autore: per cui la strada principale del quartiere in cui i paperi abitano porta il nome di Carl Barks, che per primo ne ha sviluppato i caratteri; il quartiere commerciale tra il Tulebug e la Collina Ammazzamotori, dove abita Paperino e dove si svolgono gran parte delle storie italiane, è il quartiere italiano; Giorgio Cavazzano, esperto nel delineare paesaggi industriali e portuali, presta il suo nome al principale molo del porto; a Rodolfo Cimino, che spesso coinvolge nelle sue storie sia Paperone che Paperino, è intitolata la strada che unisce la Collina Ammazzamotori alla casa di quest'ultimo e così via.

9 commenti:

  1. 1) Vorrei proprio vedere come sei fatto nella realtà, così ti immagino a modo mio nel tuo viaggio! ^^


    2) Inizio seriamente a dubitare che tu sia Romano Scarpa sotto mentite spoglie.

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  2. davvero complimenti!! ci fornirai anche la cartina?

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  3. Beh, paragonarmi a Romano Scarpa mi pare un po' eccessivo... :)


    Naturalmente sono contento dei commenti positivi su questo blog (anche se come al solito ho sbagliato la formattazione)...


    ma penso che se valessi anche un decimo di Romano Scarpa non sarei qui...

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  4. Perchè dici così?


    1) Hai mai provato ad intraprendere quella strada?


    2) Se fossi il buon caro Scarpa, rifiuteresti imagoaltrove? :,(

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  5. davvero complimenti!! ci fornirai anche la cartina?



    cioè quella con cui ti fumi la roba che ti serve per fare sti viaggi...

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  6. Ahah, che cattivo che sei, Sandro!

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  7. ma no dai perché, anzi semmai è più un complimento che una critica...

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  8. In effetti questo spiegherebbe un po' di cose.

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  9. Bravissimo, sia per i disegni che per la storia. Sono molto curiosa di leggere le prossime puntate, soprattutto per come caratterizzerai i personaggi: Paperino, Qui Quo Qua e Paperina! (oltre che il mitico Paperone) E poi è troppo divertente quando riveli i lati "proibiti" della vita paperopolese. Continua così!!!

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